Che la criptozoologia sia definita una pseudoscienza a noi non interessa molto. Anzi. Troviamo lo “studio degli animali nascosti” davvero molto affascinante spesso legato alla storia di particolari territori affondando nella cultura dei luoghi radici molto profonde e ben lungi dal concetto di folklore locale. Mito, miraggi, animali non realmente estinti, figure ibride che si aggirano tra i boschi piuttosto che tra le onde, queste storie reggono nei secoli e non per mere suggestioni. E’ forse una radura sconosciuta che talvolta dentro di noi percorriamo che ci spinge a cercare quegli elementi fantastici che possano dilaniare il piano della quotidianità, un sentimento ancestrale che muoveva i primi naviganti come oggi i videomaker “cacciatori” di immagini strabilianti e di strane creature. Perchè da un’epoca all’altra in fondo il fascino della wunderkammer non è mai tramontato.

E qui pian pianino arriviamo al nostro libro. “Il codice delle creature estinte – l’opera perduta del dottor Spencer Black” è di fatto un’opera nell’opera, una storia nella storia. Siamo alla fine del 1800 a Philadelphia nell’Accademia di Medicina. Il dottor Spencer Black è uno di quei personaggi “inventati” che però prendono forma in maniera così concreta da dubitare pagina dopo pagina che possano essere solo frutto di fantasia. Cosa cerca il dottor Black? Dallo studio dell’anatomia la ricerca si sposta su elementi che l’uomo con il passare dei secoli potrebbe avere perso, parti del corpo che lo avvicinavano a quelli che sono considerati esseri mitologici. Dall’infanzia al “Reparto C”, dal Circo Americano a mete sconosciute appena accennate in lettere alquanto enigmatiche, nella prima parte del libro viene raccontata la vita del dottor Spencer la metamorfosi del personaggio che corre parallelamente a fasi di delirio e nuovi, estremi studi. Tutto è un ‘enorme quanto terribile “stanza delle meraviglie” (wunderkammer) definizione questa usata in passato per indicare particolari ambienti legati a certi collezionisti, esposizione di oggetti straordinari, creature comprese.

E poi c’è la seconda opera e cioè il codice vero e proprio con tanto di illustrazioni, note, considerazioni. L’autore, E.B. Hudspeth che oltre ad essere uno scrittore è un artista ha concepito il suo lavoro in maniera davvero affascinante, dove il primo “ibrido” che si incontra è probabilmente proprio il libro stesso.