“Il respiro del sangue” è il libro giusto per uscire dal luogo comune che per leggere un thriller mozzafiato si debba guardare ad un autore straniero. Lo abbiamo sentito dire spesso da molti lettori che ci hanno consigliato libri per carità davvero avvincenti ma il romanzo di Luca D’Andrea di cui stiamo per parlare ci ha tolto veramente il fiato. Fantastico!


Diretto come un pugno sul naso durante una rissa ed allo stesso tempo surreale, un’atmosfera ibridata da segni magici e dalle tracce del Wanderer. Una storia che viene ricostruita meticolosamente come in un poliziesco serrato partendo dalla misteriosa morte di Erika nella tranquilla comunità di Kreuzwirt tra bocche serate, famiglie facoltose e boschi che portano in dimensioni altre. E poi c’è il sorriso del colibrì un mistero da ricostruire per cui l’autore lascia sassolini pagina per pagina in moto tale che il lettore possa seguirli. Perchè il mistero permea ogni parte del libro, una lettura sicuramente diversa rispetto, lasciatecelo dire al solito thriller. Bisogna inseguire le ombre in questo libro che però spesso diventano materia e immagine dei sentimenti peggiori che l’animo umano possa covare.


Sinossi: È parecchio tempo, ormai, che Tony Carcano conduce un’esistenza appartata, costruita sulla routine. Le sole emozioni con cui entra in contatto sono quelle che descrive nei suoi romanzi, storie d’amore che gli hanno dato successo e benessere. Questo finché Sibylle, ventenne spericolata e affascinante, non irrompe nella sua vita sbattendogli in faccia una fotografia che lo ritrae piú giovane, sorridente, accanto al cadavere di una donna: la madre della ragazza. A quel punto Tony è costretto a riprendere in mano i fili di una vicenda che avrebbe voluto dimenticare, l’unica inchiesta della sua brevissima carriera di giornalista. E con Sibylle si inoltrerà fra le ombre della piccola, chiusa comunità di Kreuzwirt. Un paese che custodisce un mistero impensabile fatto di menzogne e di violenza, di avidità e di follia.